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Un gruppo di adolescenti è radunato in cima a una discesa, su un tratto chiuso della tangenziale di Roma. Hanno dei carrelli rubati al supermercato: in due salgono e si lanciano, giù per la strada. Sembra un grottesco remake di Gioventù bruciata e invece no: domani gli stessi ragazzi andranno a prestare assistenza agli anziani o a manifestare per salvare il pianeta. Chi sono davvero, cosa pensano, cosa sognano e qual è la relazione che abbiamo costruito con loro? In quali modi stiamo provvedendo al loro futuro e in quali, al contrario, lo stiamo boicottando, troppo occupati a calcolare le nostre agognate pensioni? Li abbiamo raccontati come bamboccioni o eroi, «gretini» o geni incompresi. Ma sono, molto più semplicemente, il domani: diversi da noi come noi eravamo diversi dai nostri padri. Consegnare loro le redini del mondo non è solo necessario, è inevitabile. Ed è un compito che abbiamo rimandato troppo a lungo. La nuova inchiesta di Giovanni Floris, tra analisi e testimonianze, aneddoti e interviste, opinioni di esperti e discussioni con i ragazzi, ci consegna il ritratto di gruppo di una generazione fluida, incerta, curiosa, di cui indaga con sensibilità le paure e le promesse. Racconta i nostri figli mette a fuoco i motivi per cui abbiamo smesso di farli e per cui oggi fatichiamo a capirli, traccia una cronaca della nostra convivenza. Che a volte sembra una guerra tra i mondi ma che contiene la possibilità di una nuova e salvifica alleanza.